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[ un paio di esche ]
Nizan - Se vuoi vivere, dovrai ritrovare la perseveranza. Vuoi vivere e passi via come un frammento di stella nella tua notte ? Bisognerà fare attenzione ai tuoi giorni e alle tue notti, perché dormendo, chiunque può morire. Puoi morire anche tu, mentre corri.[1]
Dur. 14' 10"
Dovremmo proprio procurarci una plausibile ragione per la quale Vincent avrebbe rimesso mano al primo ritratto dell’arlesiana non prima della seconda metà del dicembre 1888 - ossia quando più temeva che Gauguin aveva quasi deciso di andarsene -, o anche  spingere più in là l’esecuzione di questo dipinto, quando Gauguin era già andato via da Arles.
Quei libri, che nella replica del ritratto di madame Ginoux hanno sostituito i guanti e l’ombrellino,  sembrano messi sul tavolo come una perorazione, se non come una esca; uno di essi infatti è aperto e si squaderna come per allettamento. (Non vedete che, come attratto dal biancheggiare delle pagine, il pugno della donna svogliata è già pronto a dischiudersi? Tra poco forse la vedremo immersa in una lettura che la trattiene in quella casa ospitale).
Non importa ora sapere “di chi” erano i libri (come è fatto per le scarpe); piuttosto stabilire “per chi” era preparata questa specie di trappola dell’intrattenimento - che magari poi non scatta affatto, e non convince nessuno a rimanere in quella casa gialla di Arles.
L’11 dicembre Vincent scriveva a Theo:
Credo che Gauguin sia un po’ scoraggiato della piccola città di Arles, della piccola casa gialla nella quale lavoriamo, e soprattutto di me. Infatti ci sono per lui, come per me, molte difficoltà gravi da vincere. Ma queste difficoltà sono soprattutto in noi. Insomma credo che partirà decisamente oppure resterà definitivamente. Prima di agire gli ho detto di riflettere e di rifare i suoi calcoli. Gauguin è molto forte, e un grande creatore, ma proprio per questo gli occorre la pace. La troverà altrove se non la trova qui? Aspetto che prenda la sua decisione in assoluta serenità..[2] 

Così aveva scritto al fratello; ma era poi veramente disposto ad aspettare con serenità la decisione di Gauguin, o avrebbe escogitato qualcosa per convincerlo a ristare?

Anche nei giorni successivi alla visita di madame Ginoux, a Gauguin poteva sempre capitare di rivedere l’ombrello e i guanti della donna. E, seppure nella realtà pittorica del primo ritratto che Vincent aveva fatto all’arlesiana, quegli oggetti potevano balenare agli occhi dell’inquieto amico come dei segnacoli del “fuori” messi lì a sfidare la voglia di prenderli su per andare, mettersi decisamente in cammino, lontano da Arles, verso l’oriente… e le isole Marchesi, magari. Bisognava dunque sostituirli con altrettante insegne del “restare”; che Vincent trova lí, a portata di mano, sulla sedia di Gauguin: sono dei libri, subito spostati per prendere il posto di guanti e ombrello.
Così madame Ginoux, che si era sempre tenuta pronta ad infilarsi i guanti per andarsene, adesso potrebbe anche fermarsi lì dentro per leggere[3] - un libro difatti è aperto, e forse già letto, ma solo a metà: c’è ancora tempo per arrivare alla fine… non vedi Gauguin?
In questo imbrogliato scambio di oggetti e soggetti c’è sicuramente qualcosa di inesplicabile. Forse di implacabile come un verdetto.
E’ sempre possibile che questa sostituzione su cui sto fantasticando, sia stata fatta dopo la partenza di Gauguin, e che dunque una replica dell’arlesiana con questi nuovi oggetti che sono i libri, non poteva agire più come dispositivo di convincimento.  
"Si deve rimanere al proprio posto una volta che lo si è scelto o lo si deve abbandonare?" - chiederà Vincent a Theo nel gennaio 1889 [4], dopo la precipitosa fuga di Gauguin da Arles. Con queste parole Vincent esprimeva semplicemente una perplessità o aveva intenzione di mostrare tutta la balordaggine dell’insofferenza proprio nella replica di un dipinto eseguito quando Gauguin era ancora lì con lui? 

Del resto, qui, ognuno ha praticato sue proprie sostituzioni.
Derrida aveva coperto la posta della verità (heideggeriana) del paio di scarpe mettendoci sopra un paio di guanti? Schapiro rilancia con un paio di libri, dipinti da Vincent giusto per illustrare il suo punto di vista. 
Se si mette a confronto il nostro dipinto [le scarpe F255] con un quadro precedente, che rappresenta la Bibbia aperta del padre, la sua importanza si chiarisce meglio. In questo grande dipinto [Fig.1], che mostra la presenza marginale di un piccolo volume di Zola, La Joie de vivre (discreto suggerimento di un’alternativa alla grande Bibbia aperta e ai passi lì esposti), il pittore esprime il suo rispetto per il padre defunto, che era pastore, e allude al suo passato cristiano, ma afferma anche la sua devozione alle lezioni profane dello stimato autore contemporaneo.[5] 

In questo quadro, difatti, il piccolo volume di Zola pareggia i conti con la grande Bibbia, il cui potere d’attrazione è dissolto, o almeno neutralizzato, dalla pittura - che intanto aveva già soffiato sulla triste candela dell’autorità dei padri.[6]
Come non vedere, inoltre - nello sbilanciato raffronto dei libri- la caricatura degna di un Daumier dell’episodio biblico di Davide e Golia?
In questo quadro è anche visibile l’intento di allontanarsi dalla casa del Padre e distaccarsi dal suo Nome. Per andare dove? Nel sud della Francia, in Provenza, ad esempio.
E qui, alla luce del mezzogiorno, il libretto di Zola riappare di nuovo, stavolta in una composizione con oleandri, speculare, per così dire, alla composizione con la Bibbia.[7]Le dimensioni dei due dipinti con dentro La Joie de vivre, sono molto simili; ma ora, nella solare casa del figlio, la superbia - pittoricamente rilevante - del libro della Parola viene rimpiazzata dal muto trionfo dei fiori rosa di un oleandro; mentre la gioia di vivere si sovrappone, ossia si sottomette forse proprio una Bibbia ormai tascabile, come fosse “da viaggio”.  Non per niente tra questi due quadri ci sono di mezzo delle  scarpe da fuggiasco - come magari adesso lo sono pure quelle di Gauguin.
Ma sappia, questo insofferente, che neppure Vincent per “restare” si era fermato, né per prendere dimora si era sistemato nel colore del sud.
Nella casa gialla Vincent si apposta in un agguato carico di tensione, che lo snerva e lo consuma.[8]
[1] - Paul Nizan, Aden Arabia, cit., p. 102.
[2] - Vincent a Theo, Arles 11 dicembre 1888 (n. 724-565).
[3] - Vincent a Theo, Arles 29 marzo 1889 (753-582): “Ho portato un paio di libri per avere alcune idee solide nella mia testa. Ho letto La Capanna dello zio Tom - conosci il libro della Beecher Stowe sullo schiavismo – e i Racconti di Natale di Dickens, e ho dato al signor Salles Germinie Lacerteux (di E. e J. de Goncourt).
[4] - Vincent a Theo, Arles 17 gennaio 1889 (n. 736-571).
[5] - Schapiro, L’Oggetto personale…, Ulteriori annotazioni (1994), in Semiotiche, cit., p. 205.
[6] - La luce (della grazia divina?) si riaccenderà, poi, grazie alla parola laica dei due volumi abbandonati sulla sedia di Gauguin.
[7] - Solo dall’accadere di una seconda volta la prima attinge il proprio reale.
[8] - Vincent a Bernard, Arles 5 ottobre 1888 (n. 698-B19): “…continuo a masticare natura. Esagero, qualche volta cambio un po’ il motivo, ma in definitiva non invento l’intero quadro, lo trovo invece già fatto, ma da scovare, nella natura.”




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Dall'alto:
– Natura morta con Bibbia e romanzo francese (F 117); Nuenen, ottobre 1885; olio su tela cm. 65.7x78.5; Amsterdam, V.G. Museum.
-
Natura morta con oleandri e libri (F 593); Arles, agosto 1888; olio su tela, cm. 60.3 x 73.6; New York, Metropolitan Museum of Art.
- L’arlesiana, Madame Ginoux con libri (aperti) (F 488); Arles, data incerta: nov. 88 o mag.89; olio su tela cm. 91.4x73.7; New York: The Metropolitan Museum.
GUANTI DISPARATI OGGETTI PERSONALI IN PELLE E OSSA
parte terza H.D.S. MAROQUINERIES